LICEO VITTORIO EMANUELE III

Caro Liceo,

queste nostre poche parole non vogliono e non possono essere espressione di solo ringraziamento: se dovessimo esprimere "in toto" ciò che proviamo e sentiamo verso di te, caro Liceo, dovremmo scrivere un "libro" fatto di parole e di pagine dense di riconoscenza perenne verso quanti ci sono stati vicini in un momento tragico della nostra vita.

Sin dal giorno in cui il nostro caro Saro ha accusato un malore in Turchia, Paola, Pina e Nancy, sue compagne di quella che avrebbe dovuto essere per lui e per i suoi cari allievi un'importante esperienza di vita, un'occasione di crescita culturale ed umana ed anche una stupenda avventura, lo hanno assistito e gli sono state vicine con un affetto ed una dedizione quali si provano solo per un caro e amato fratello.

Coerente con il suo carattere ed il suo stile di vita, Saro ha cercato di far credere loro che il malessere consistesse solo in un banale capogiro passeggero anche se, forse, dentro di sé era cosciente che sarebbe stato non molto probabile e alquanto difficile il poter raccontare anche quest'ultima esperienza, come tante altre volte era solito fare con il suo consueto spirito e la sua delicata ironia.

Nel corso della nostra permanenza in Turchia vi abbiamo sentiti sempre presenti, come foste stati a noi vicini di persona e abbiamo sentito la vostra partecipazione ai nostri stati d'animo ora di speranza, ora di timore, ora di indicibile dolore.

Vi immaginavamo, quasi avevamo la sensazione di vedervi tutti, intorno al suo letto di ospedale, pronti a dirgli, con il vostro consueto affetto: "Saro, dai, alzati e fumati una sigaretta con noi".

Quando gli leggevamo i tanti, cari, affettuosi e graditissimi messaggi, che di volta in volta il vostro sentimento e la vostra sensibilità gli inviava, Saro esprimeva la sua commozione, la sua contentezza ed il suo grazie con gli occhi che gli si riempivano di lacrime, quegli occhi con cui spesso era solito comunicare ciò che con le parole non riusciva a dire, o che queste non avrebbero adeguatamente espresso secondo quanto era nel suo animo.

Quel suono di campanella, ultimo per il caro Saro, davanti al Liceo, con tutti voi riuniti in un silenzio, che definiremmo religioso, poi rotto da un lungo, sentito, drammaticamente forte applauso, è stato il saluto, l'arrivederci che il caro Saro avrebbe senz'altro preferito, come se fosse partito per un lungo viaggio da cui prima o poi sarebbe felicemente tornato.

Tutti lo avete accompagnato e ci siete stati vicini, fino alla sua terra che tanto amava, la sua Tortorici, il suo amato rifugio di cui sicuramente vi avrà parlato innumerevoli volte, come di un posto quasi magico dove si immergeva nei suoi tanti, infiniti, profondi pensieri capaci di farlo tornare indietro nel tempo.

La vostra straordinaria, grandiosa partecipazione al funerale, ultimo saluto al caro Saro, grazie ai canti, ai ricordi personali dei suoi amati ragazzi, alle parole dei cari colleghi e della Dirigente sensibilmente vicina al nostro immenso dolore, ha ovattato e reso meno tragico il nostro dramma, il nostro ultimo saluto, potendo condividere con voi tutti la sofferenza per la scomparsa del caro Saro.

Tutto quanto avete espresso ci ha consentito di capire cosa abbia rappresentato per voi averlo conosciuto, stimato ed amato e, ad un tempo, quanto sia stato importante per il caro Saro trascorrere una lunga stagione della sua esistenza tra voi tutti, ricco del vostro affetto e del vostro calore umano.

Se il vostro Saro, pur in un altro mondo non più terreno, continua ad esservi vicino e a vedervi, sicuramente è felice ed orgoglioso di quanto hanno fatto i suoi ragazzi e della loro sensibilità nei suoi confronti: sono stati l'esempio e la riprova più tangibile di quanto il caro Saro ha sempre, nel suo "iter" scolastico ed umano, sostenuto ed in cui ha creduto: "Se credi in loro e gli dai fiducia, essi ti sorprenderanno".

A perenne ricordo, con immensa riconoscenza,

Clelia, Antonio, Oscar Parasiliti